A queste domande, più volte poste da cittadini e amministratori locali, ha provato a rispondere il nuovo studio effettuato dal Dipartimento di Epidemiologia Ambientale di Arpa Piemonte e pubblicato sul Sito SPoTT nel Report 6 – EFFETTI A BREVE TERMINE.
Lo studio ha adottato una metodologia ben nota per studiare gli effetti sulla salute dell’inquinamento dell’aria ma ad oggi mai utilizzata nel caso degli inceneritori.
Sono stati utilizzati tre diversi modelli di studio:
1) L’approccio Difference in differences che confronta i tassi di accesso al pronto soccorso Soccorso tra un periodo antecedente ed uno successivo all’avvio dell’impianto, sia nella popolazione residente nell’area di ricaduta dell’impianto sia in una popolazione di controllo fuori da quest’area.
L’analisi ha evidenziato una maggiore propensione al ricovero ed un maggior accesso al pronto soccorso da parte della popolazione residente nella cintura metropolitana di Torino. Dalle analisi effettuate tale maggior accesso sembra attribuibile ad un invecchiamento della coorte in studio, già in partenza con età media più alta. Non ci sono invece differenze tra popolazione residente nell’area di ricaduta e popolazione di controllo.
2) Il secondo approccio ha indagato la relazione tra l’andamento dei picchi emissivi rilevati a camino e l’andamento degli accessi al pronto soccorso nel giorno stesso o nei 5 giorni successivi nella popolazione residente nell’area di massima ricaduta. Solo in pochissimi e sporadici casi si sono evidenziati superamenti (presenti anche in altri periodi non di picco emissivo): si tratta dunque di eventi casuali, senza una correlazione sistematica con gli episodi di picco.
3) Il terzo approccio ha indagato la presenza di variazioni negli accessi al Pronto Soccorso e nei ricoveri ospedalieri prima e dopo l’avvio dell’impianto, tra due periodi di pari durata, nella popolazione residente nell’area di ricaduta e nell’area di controllo, con analisi di serie temporali in relazione all’andamento quotidiano delle concentrazioni di NO2. Tale terzo approccio non ha messo in luce incrementi significativi del rischio a breve termine di ricoveri né di accesso al Pronto Soccorso nella popolazione più esposta.
Tale studio, che si colloca all’interno del Programma di Sorveglianza SpoTT, nato nel 2013 su mandato dell’allora Provincia di Torino e coordinato dal Servizio di Epidemiologia dell’ASL TO3 insieme ad ARPA Piemonte, Asl Città di Torino e Istituto Superiore di Sanità, conclude che tutte le analisi effettuate non evidenziano un effetto significativo a breve termine dell’impianto di incenerimento dei rifiuti.